TOIO IL GRANDE
Viveva in un secco giardino assolato
il piccolo Toio dal naso forato
col braccio ricurvo poggiato alla schiena,
guardava infelice la grande altalena.
Quell’anno il calore aumentò tutt’attorno,
e il prato fiorito divenne un gran forno.
Senz’acqua né lacrime il povero Toio
un giorno inciampando urlò forte: “AHIO!”;
Calciato col piede un tubo invisibile
l’erba notò: “MA COM’È POSSIBILE?”
Un Rospo minuto restando nascosto
brontolava gonfiandosi il petto: “QUA RESTO!”
Con l’indice al naso e il pollice al mento
il piede dolente, per nulla contento
attese seduto per meglio osservare
perché si ostinava quel Rospo a restare.
Noiose le ore, il mattino passò
ma nel pomeriggio qualcosa cambiò:
il tubo produsse un sottile rumore,
il Rospo saltò e con grande stupore:
“ACQUAAA!”
Sgorgò…
Non appena il minuscolo flusso tornò
il tubo nel corpo suo cavo infilò.
Col passo seguito dal noto Rospetto
un balzo curioso, un altro sospetto
bagnò con le gocce nel buio che inghiotte
ciascun fiore secco: “A TE… BUONANOTTE”.
Il caldo tornò a bruciare il terreno
e Toio vagò ogni notte più pieno.
Seguito da nubi di Lucciole nate
trovò la via pur nelle buie nottate,
si sparse la voce dell’ “Ombra col Naso”;
“E’ GRANDISSIMA SAI, PUOI VEDERLA PER CASO”.
Talpocchio diceva d’averla veduta,
Brico il Lombrico d’averla perduta
e la Chiocciola d’essere stata al suo passo;
incredulo il Rospo ascoltava dal sasso.
E mentre le chiacchiere l’Ombra inseguivano
Toio e il Rospetto la notte partivano
energici finché gli steli più buffi
videro il mondo dai fiori tra i ciuffi.
D’allora ogni Toio di “prato” e di “orto”
con gocce di acqua scartata innaffiò
raccolta ogni giorno da un tubo contorto
e il climatizzatore più le sprecò.
“QUANDO CALDA È LA SERA
TARDI ACCENDI UN LUMINO
VEDRAI L’OMBRA DI UN TOIO
CAMMINARE IN GIARDINO!”